Data  14/09/2021 23:34:50 | Sezione Varie Varie

RADIO-RADIO ELOGIA BRUNETTA E CHIAMA SAVINO BALZANO CONTRO LO SMART-WORKING. MA DIRPUBBLICA REPLICA.


Stefano Molinari di RADIO RADIO
Stefano Molinari di RADIO RADIO

L’emittente RADIO-RADIO, che si è sempre contraddistinta per la libertà e l’indipendenza delle proprie notizie, questa volta cade nel tranello di Brunetta ed imposta una puntata sullo smart working pensando di rendere un servizio alla P.A. - Invece, inconsapevolmente, alimenta “il costo psichico” del green pass che finora ha criticato.




LA TRASMISSIONE DI RADIO-RADIO DEL 3 SETTEMBRE 2021 È VISIBILE SU (111) SMART WORKING, SVOLTA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ▷ "MA NON FATEVI GETTARE FUMO NEGLI OCCHI" - YouTube -

 

Lo smart-working non è una gioiosa vacanza per i pubblici impiegati. Se ci sono stati dei problemi questi hanno trovato origine in posizioni ottuse di una certa dirigenza di vertice, disorientata e forse inebetita dalla repentinità del cambiamento. Alcuni di costoro confondevano il lavoro agile con il telelavoro, altri non volevano abbandonare penna, calamaio e foglio di presenza, manifestando una insufficiente padronanza delle tecniche informatiche di gestione e controllo degli uffici e delle attività ad essi affidate.

 

La grande massa del pubblico impiego si è, invece, adattata alla novità dall’oggi al domani, mettendo a disposizione le proprie utenze elettriche e telefoniche, i propri strumenti con le relative scorte personali di carte e cartucce. E questo è accaduto ovunque, zone rosse comprese. Il tutto, ovviamente, senza nessuna remunerazione, anzi con tagli significativi a svariate voci di retribuzione accessoria.

 

Non è vero che i “fannulloni” si sono avvantaggiati dal nuovo sistema di lavoro, ma è vero il contrario. La figura del fannullone inteso come colui che si imbosca negli stanzoni ministeriali, non esiste più con lo smart working perché i sistemi di tracciamento e controllo consentono una verifica in tempo reale della produttività, prescindendo dalla presenza fisica. In questa ottica a poco importa la fascia oraria durante la quale le attività necessarie sono svolte e il luogo geografico ove il lavoratore si trova.

 

La stessa cosa dicasi per l’assenteista, con il lavoro smart vengono a mancare numerose cause di assenza illecita, come per il “furbetto del cartellino” … perché è sparito il cartellino … in suo luogo esiste il tracciamento delle attività.

 

Scompare, anche lo storico rito del “cornetto e cappuccino” ed è forse questa la causa di tante riserve sul lavoro agile che, indiscutibilmente, ha messo in crisi tutto un indotto economico rappresentato da bar e tavole calde.

 

Si prenda, ad esempio, l’attività di un ufficio legale di una qualsiasi amministrazione: la cosa importante è che si compiano, tempestivamente e ineccepibilmente, ricorsi e appelli, non importa da dove e a che ora! Parimenti, dicasi per un ufficio accertamenti, valutazioni, perizie, ecc … ecc … - Ovviamente dove è necessaria la presenza (ad esempio la stima di un immobile da parte di un ingegnere o la visita di un veterinario in un allevamento) non si può parlare di lavoro agile se non nella fase della redazione dei rapporti e/o degli atti conclusivi.

 

Attraverso l’utilizzo dei sistemi di video-conferenza, diventati, oramai, di uso comune, sono svolti in remoto le riunioni di servizio e i corsi di formazione. Cose che in precedenza richiedevano lo spostamento dei lavoratori con tanto di pagamento di missioni e rimborsi spese. C’è dunque una grande riduzione di costi e di utilizzo delle volumetrie edilizie.

 

Il discorso è diverso se parliamo della possibilità della fuga dei dati (accidentale e/o intenzionale), ma questo problema è già stato affrontato e risolto da molteplici aziende private (soprattutto Istituti di Credito) le quali hanno approntato diverse tecnologie in grado di ridurre o scongiurare ogni pericolo (es.: pensiamo alle varie possibilità riconoscimento dell’operatore: impronte, viso, ecc..).

 

Un problema, non tecnico, è rappresentato, invece, dalla riduzione di socializzazione. Il rapporto fisico non è sostituibile; il contatto con i Colleghi è stato, finora, l’elemento caratterizzante del “vissuto” giornaliero; l’interruzione porterà, inevitabilmente, ad una modifica dei comportamenti, la quale non dovrà essere subita, ma gestita. Immaginiamo un’attività svolta totalmente separata dai Colleghi e dagli utenti, fortemente sospinta da una retribuzione legata a svariate performance senza limiti. Vedremmo realizzarsi, allora, una sorta di “ergastolo domiciliare” dai profili disumani e infernali. Una sana contrattazione dovrebbe scongiurare, però, ipotesi del genere; ma, in Italia, la contrattazione non ha mai prodotto nulla di positivo (si ripete: nulla di positivo) per il pubblico impiegato.

 

Ciò detto, problemi del genere, che riguardano la conduzione dello Stato, non possono essere affrontati con superficialità, basandosi sui “sentito dire”, come, purtroppo è avvenuto da parte di RADIO RADIO, nonostante si tratti di un’emittente, terza e di prestigio. Non si può continuare a domandarsi quante sono le punizioni inferte nel pubblico impiego, soffermarsi su un’ipotetica scarsità di licenziamenti; ci si deve chiedere se un impiegato onesto e laborioso ha vita facile nei pubblici uffici! E, questo, ci sia consentito dire, sarebbe l’unico, non demagogico, vero problema da affrontare.

 

In merito alle misure preannunciate da Renato Brunetta, precisiamo che abbiamo a che fare con un personaggio noto per la sua “astratta” ostilità nei confronti del pubblico impiego. Attraverso questa sua “tendenza”, il Brunetta foraggia quello strato della popolazione che si nutre del “pressappoco”; alludiamo a chi, senza analisi di pensiero e cognizione di causa, è pronto a scaricare il peso di ingiustizie subite o di disagi sociali vissuti, attaccando un “nemico finto”, appositamente predisposto dal demagogo. Ciò detto, la misura del rientro generalizzato in ufficio non risponde ad una logica ancorata al servizio, neppure ad un’esigenza di salute pubblica, è semplicemente uno strumento per costringere il pubblico impiego a sottoporsi alla terapia RNA, provocando sofferenza a chi ritiene di non sottoporsi al trattamento obbligatorio. In altre parole aumentando “ … il costo psichico e monetario a carico degli opportunisti contrari al vaccino”, dice il satrapo di Palazzo Vidoni.

 

 

DIRPUBBLICA ha già trattato la questione dello smart-working l’11/12/2020 con il documento “Chi sa gestire il Cigno Nero?” https://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=4195 e il 24/12/2020 con la Newsletter di Natale del Segretario generale del Sindacato https://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=4197 -



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