MOZIONE FINALE DEL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DELLA DIRPUBBLICA

(il quinto dalla fondazione del Sindacato con la denominazione “Dirstat-Finanze”)

MONTESILVANO (PE) -  16, 17 E 18 DICEMBRE 2005.

 

           

Il Congresso Nazionale della DIRPUBBLICA, udita la relazione del Segretario Generale, Giancarlo Barra, ne condivide l’operato finora svolto, ritenendolo conforme al mandato ricevuto dal Congresso di Assisi del 15, 16 e 17 dicembre 2000; in tale ambito approva e ratifica l’adesione alla Confederazione CONFEDIR.

 

Per le linee direttrici della politica sindacale, tenuto conto del dibattito congressuale, si approva la seguente mozione che stabilisce l’indirizzo strategico su cui sarà basata la propria attività.

-          L’adesione alla CONFEDIR fornisce ampie potenzialità di sviluppo dell’Organizzazione che è chiamata a misurarsi in nuovi scenari che investono la pubblica Amministrazione. L’attuale situazione di mancanza delle regole e del completo abbandono a falsi principi privatistici, utili unicamente a giustificare situazioni di potere consociativo, induce DIRPUBBLICA ad una nuova campagna d’azioni sindacali tendenti a ricondurre il rapporto di lavoro dei funzionari e dei dirigenti pubblici in un regime di diritto amministrativo. Ciò nel superiore interesse di attribuire al Paese un apparato amministrativo, utile al cittadino e alle imprese perché autorevole e forte, efficiente ed efficace perché imparziale,  sottomesso alla legge perché giusto e …”al servizio della Nazione”.

-          Per realizzare tali obiettivi deve darsi immediata applicazione dell’istituto della vicedirigenza in tutte le Amministrazioni pubbliche e nelle Agenzie, considerando tale istituto il “grembo materno” della dirigenza pubblica ove progressivamente vada a confluire il Personale delle attuali aree di vertice, equiparabili all’area “C” dello Stato.

-          È, altresì, necessario tracciare per tutto il Personale dei percorsi di carriera garantiti da leggi e nel rispetto dei principi di trasparenza, certezza e legalità, rifuggendo da semplicistiche quanto illusorie forme di progressione di massa, appiattenti ogni diversa professionalità.

-          Si deve prevedere, a tal fine, uno “Statuto delle Pubbliche Funzioni” che definisca dette carriere in modo chiaro e netto.

-          È moralmente necessario quanto indifferibile sottrarre la dirigenza pubblica dal controllo politico, costruendo per essa un concetto di responsabilità collegato ai soli obiettivi e risultati, senza che interferiscano elementi quali il “gradimento” dei vertici politici e/o la “fedeltà” verso gli stessi. La dirigenza pubblica deve essere, quindi, affrancata dai ricatti e dalle precarietà (che sono i soli fattori responsabili dell’attuale inefficienza dell’azione amministrativa e della progressiva scomparsa del concetto di pubblico interesse) e riunita con quella appartenente agli altri particolari settori della Pubblica Amministrazione a cui è già riconosciuto e garantito il regime pubblicistico.

-          Conseguentemente il Sindacato si deve opporre contro ogni discrezionalità nell’affidamento degli incarichi dirigenziali che si traduce immancabilmente nell’arbitrio (per le scelte motivate da requisiti di sudditanza) e nella rincorsa  all’asservimento, sia per i dirigenti, sia per gli incaricati. Pertanto, deve essere impedito, con ogni mezzo, il consolidamento delle posizioni impropriamente conseguite in danno dell’intera categoria ricorrendo, quando manca la provvista dei dirigenti, al Personale risultato idoneo alle prove concorsuali per posti dirigenziali.

Montesilvano (PE), 18 dicembre 2005.

 

La Commissione per la Mozione finale.

Giovanni Graditi, Lucio Grippa, Gaetano Mauro, Giovanni Inglese

 

APPROVATA DAL CONGRESSO