Data  20/12/2018 01:32:41 | Sezione Entrate Entrate

IL FATTO QUOTIDIANO del 19/12/2018 - Entrate, passano i governi ma i concorsi restano tabù.


Quei smemorati delle Entrate.
Quei smemorati delle Entrate.

L'Agenzia delle Entrate si è dimenticata di inserire nella rassegna stampa intranet l'articolo di IL FATTO QUOTIDIANO del 19/12/2018, che pubblichiamo su questo sito; Maurizio Marchetti, Segretario Organizzativo DIRPUBBLICA avvisa l'Amministrazione, con pec del 19/12/2018, della grave dimenticanza.




Entrate, passano i governi ma i concorsi restano tabù

Il Fatto Quotidiano19 Dec 2018» DANIELE MARTINI

Ansa

Inchiodati alla poltrona Agenzia delle Entrate nel caos per i dirigenti

Passano le stagioni, cambiano i governi, si avvicendano i direttori, ma si può stare sicuri che al l’Agenzia delle Entrate non si faranno mai i concorsi per far posto a nuovi dirigenti capaci di fare sul serio la lotta all’evasione. I dirigenti nominati dal 2001 in poi, da governi di ogni colore, senza ricorrere ad alcuna trasparente procedura selettiva pubblica, circa 1200 persone, bravi e meno bravi, restano imperterriti al loro posto fino a che pensione non li separerà dalla poltrona. Con il governo del cambiamento, molti si aspettavano che il divieto di concorso sarebbe stato cancellato e che le porte dell’Agenzia e degli altri uffici fiscali (Demanio e Monopoli) sarebbero state spalancate a una nuova leva di aspiranti, magari meno compromessi con i vecchi giri di potere. Sono passati sei mesi, il vecchio direttore dell’Agenzia voluto da Matteo Renzi, Ernesto Maria Ruffini, è stato accompagnato alla porta e al suo posto su indicazione dei 5stelle è stato nominato Antonino Maggiore, generale della Guardia di finanza, ma il continuismo vince ancora e spuntano nuovi escamotage per eludere i concorsi.

TRE ANNI FA si pronunciò addirittura la Corte costituzionale (sentenza numero 37 del 2015) a favore dei concorsi e contro le norme approvate per evitarli. I giudici della Consulta dissero che le leggi pro-dirigenti erano incostituzionali e sulla scorta del pronuncia- mento, i parlamentari grillini, quando erano all’opposizione, segnalarono con interrogazioni ripetute la vistosa anomalia delle Entrate, invitando il governo a porvi rimedio. Ma arrivati al governo è come avessero perso la memoria. Uno dei più insistenti nel battere il chiodo dello scandalo fu a suo tempo il deputato Alessio Villarosa, il quale a giugno di quest'anno è stato nominato sottosegretario all’Economia e in tale veste avrebbe potuto spendersi per imprimere una svolta. Che però non c’è stata e niente lascia supporre che ci sarà. Proprio in questi giorni, il direttore dell’Agenzia ha avviato quelle che in termini tecnici si chiamano “procedure selettive di interpello” riguardanti oltre 1400 posizioni dirigenziali. In pratica si tratta dell’ennesimo sistema per confermare il vecchio assetto di vertice, rinunciando ancora una volta alla trasparenza che sarebbe garantita da un vero e proprio concorso pubblico. La faccenda è congegnata in modo tale che i 1400 nuovi dirigenti saranno con ogni probabilità quelli vecchi riconfermati anche se magari solo diplomati, che grazie alla lunga carriera dirigenziale accumulata avranno più chance di altri anche se plurilaureati. La differenza rispetto a prima è che saranno chiamati con un nome nuovo. Questa volta la fantasia burocratica trasformata in legge con la Finanziaria 2018 targata Matteo Renzi e Paolo Gentiloni li definisce Poer (Posizioni organizzative a elevata responsabilità) che in pratica sono la versione aggiornata delle originarie Pos (Posizioni organizzative speciali) e successivamente delle Pot (Posizioni organizzative transitorie).

CO N T RO il continuismo opaco dell’Agenzia delle Entrate si sono espressi i sindacati del settore, da Dirstat a Dirpubblica. Quest’ultima ha impugnato per via legale la procedura di interpello sostenendo che si tratta “dell'elusione in altre forme della sentenza della Consulta”. A favore di un cambio di passo nelle agenzie fiscali alcuni mesi fa si è espresso anche il Tar del Lazio, che trattando di un’altra vicenda di assunzioni ha invitato con una sentenza l’Agenzia delle entrate a ricorrere a un concorso pubblico. E per scongiurare che a vincere potessero risultare i soliti di sempre ha imposto che la selezione fosse effettuata solo per esami escludendo i titoli. Per un motivo pratico e semplice: i titoli necessari per fare punteggio possono essere esibiti in prevalenza da chi è dentro la macchina del fisco da tempo. Cioè proprio i dirigenti nominati negli anni passati senza concorso che dopo essere stati avvantaggiati una prima volta sarebbero premiati di nuovo. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha contestato la sentenza del Tar dando mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnarla. Poi ha avviato la selezione per le Poer introducendo proprio i titoli come metodo fondamentale per la scelta.

Voltafaccia

I nuovi vertici nominati dal M5S (che chiedeva il rispetto della sentenza) ora si oppongono ai ricorsi La vicenda

NEL 2015 una sentenza della Consulta ha fatto decadere gli 800 dirigenti assunti senza concorso dall’Agenzia

DA allora l’Agenzia non si è adeguata, ma ha istituito delle cariche per aggirare la sentenza: prima le Posizioni organizzative speciali (Pos), poi quelle temporanee (Pot). Ora si appresta a varare le Posizioni organizzative a elevata responsabilità.

Allegati:

Download   IFattoQuotidiano.pdf

(IL FATTO QUOTIDIANO del 19/12/2018, pag. 17 - 127,6Kb)



Tags Stampa, il fatto quotidiano, Martini, concorsi