Data  19/12/2013 17:18:59 | Sezione Entrate Entrate

Incarichi dirigenziali alle Entrate. Se ne parla sul n. 50 di venerdì 13/12/2013 de L'ESPRESSO.


I grattacapi di Attilio Befera
I grattacapi di Attilio Befera

Dopo il "Porcellum", l'Agenzia delle Entrate. Per risolvere l'ennesimo pasticcio all'italiana servirà ancora la Corte costituzionale.




Befera e i dirigenti senza concorso

di Domenico Lusi
 

Sono 767. Il Tar ha annullato i loro incarichi. Ora se ne occuperà la Consulta

 
Dopo il "Porcellum", l'Agenzia delle Entrate. Per risolvere l'ennesimo pasticcio all'italiana servirà ancora la Corte costituzionale. L'Agenzia ha 767 dirigenti su 1.143 a rischio illegittimità. Funzionari promossi a incarichi di vertice senza concorso, le cui nomine sono state per questo annullate dal Tar. Con la possibilità che pure i loro avvisi di accertamento siano impugnati. Il governo Monti provò a metterci una pezza con una norma che ha sanato le nomine, ma adesso il Consiglio di Stato si è rivolto alla Consulta: potrebbe essere stato un escamotage per «aggirare la regola dell'accesso mediante concorso».
Finora l'Agenzia guidata da Attilio Befera ha fatto spallucce: gli incarichi - dice - non solo sono legittimi, ma necessari, pena la paralisi. Non la pensa così Giancarlo Barra, segretario generale di Dirpubblica, il sindacato che ha impugnato le nomine. «Gli incarichi», spiega, «sono lo strumento con cui la politica si spartisce in modo bipartisan le influenze nell'Agenzia. Si mettono nei posti chiave persone che, per come vengono selezionate, sono poi in difficoltà a dire dei "no". Tra loro ci sono colleghi capaci, ma è una questione di legalità: non esistono scorciatoie».
Nella sola sede centrale gli incaricati sono 91, di cui ben 13 responsabili (su 20) della Direzione del personale, come Marco Annecker (organizzazione), Antonio Campanella (professionalità), Ester Battistini (personale centrale). Non mancano poltrone di peso nemmeno tra gli 11 incaricati della Direzione accertamento, altro settore cardine, con i responsabili antifrode Filippo Caporali, controlli Dario Sencar e riscossione Rosa Romano. Idem nelle sedi periferiche. «Gli incarichi», sostiene Barra, «sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno con ragioni politiche profonde. L'Agenzia va tenuta sotto controllo. Non si fa più una vera lotta all'evasione. Le grandi indagini, come quella su Bulgari, partono dalle Procure. Invece di andare a spulciare i bilanci delle grandi imprese, facciamo i blitz a Cortina e a Firenze. Risultato: su 180 miliardi evasi ogni anno ne recuperiamo circa 7». 
Accuse che l'Agenzia respinge con forza. Proprio per rafforzare la lotta all'evasione e gestire la complessa macchina della fiscalità, si sostiene, occorre premiare il merito, affidandosi a «dirigenti efficienti, dotati di capacità manageriali: un tipo di selezione che non si fa con un concorso tradizionale

 

Allegati:

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(L'ESPRESSO, n. 50/2013 pag. 133 - 623,2Kb)


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